Ritrovare il peso forma: è solo una questione di calorie?
Tra pochi giorni arriva la primavera e già si inizia a parlare di diete in previsione della fatidica prova costume, nella speranza di perdere ciò che si è accumulato durante l’inverno e ritrovare il peso forma rapidamente.
È un atteggiamento sano? È possibile dimagrire in poco tempo? Si può fare, certo, ma quali sono le conseguenze per la salute?
Molte persone sono convinte che l’unico modo per perdere peso consista nel seguire una dieta ipocalorica senza considerare che l’aspetto riguardante le calorie è relativo. Se l’apporto calorico è superiore al consumo, ridurlo può essere utile ai fini del dimagrimento ma non sempre è necessario. A parità di calorie introdotte fa una grande differenza il tipo di alimentazione che si sceglie poiché può cambiare radicalmente l’impatto sul metabolismo. Questa è la variabile più importante affinché il dimagrimento avvenga in maniera equilibrata e duratura.
Facciamo un esempio. Se una persona è abituata a mangiare pane, pasta, pizza, patatine fritte e dolciumi, nel momento in cui cambia regime alimentare e aumenta il consumo di verdura, proteine e grassi di qualità diminuendo il resto, è molto probabile che dimagrisca anche se complessivamente non riduce l’apporto calorico. Perché?
Prima di tutto perché zuccheri e grassi malsani, che erano la base della sua alimentazione precedente, si trasformano in adipe. Inoltre, quando si tratta per lo più di alimenti trasformati, manipolati, ricchi di additivi e conservanti, si generano molte sostanze di scarto che, stratificandosi nei liquidi intra ed extra cellulari, favoriscono l’acidosi mesenchimale e l’infiammazione, finendo per alterare la funzionalità organica e appesantire l’organismo. Riducendo l’apporto di questi alimenti e aumentando il consumo di altri più salutari, il corpo inizia a disintossicarsi anche se le calorie complessive restano invariate.
Ciò che intendo dire è che le calorie hanno un peso ma, anziché focalizzarsi solo su questo aspetto, è molto più importante prestare attenzione alla scelta e alla qualità del cibo, alle associazioni degli alimenti, ai metodi di preparazione e cottura, ai momenti della giornata in cui si consumano i pasti.
Inoltre, se è vero che diminuendo le calorie anche il peso inizialmente scende è pur vero che la bilancia non distingue se si sta perdendo grasso, acqua o muscolo. Se la dieta non è ben equilibrata nel suo complesso è facile che si eliminino prima di tutto acqua e massa magra con conseguenze deleterie nel breve e medio periodo. Perdendo muscolo si indeboliscono non solo la capacità di movimento ma anche il sistema nervoso e immunitario. Infine si rischia di aumentare la fragilità ossea esponendo il corpo al rischio di fratture.
Diminuire la massa magra significa anche sabotare la dieta che si sta facendo perché il muscolo spende molta energia, quindi più muscoli ci sono più ci si può permettere di mangiare senza aumentare di peso. Inoltre il corpo, che è estremamente intelligente, se capisce che c’è scarsità di cibo tende a rallentare il metabolismo basale e a trattenere quel poco che riceve. Questo succede a maggior ragione se l’assimilazione non avviene correttamente, per esempio come conseguenza di un microbiota (un tempo chiamato flora intestinale) che non è in equilibrio. È un fenomeno simile a quanto avveniva in passato, quando c’era una continua alternanza tra periodi di carestia e periodi di abbondanza, durante i quali l’uomo mangiava tanto e più del necessario per affrontare i momenti in cui il cibo sarebbe scarseggiato. I nostri geni sono programmati per questo, anche se oggi le condizioni sono cambiate. Riattivare il metabolismo è possibile ma non è semplice e spesso non è sufficiente agire solo sull’alimentazione.
Seguendo una dieta troppo drastica e inadeguata alla propria costituzione, si possono instaurare dopo alcuni giorni fatica, letargia e apatia. Il morale scende, si diventa irritabili e nervosi, con sbalzi di umore. Il pensiero del cibo può diventare un’ossessione, ci si pensa continuamente, occupando tutto lo spazio mentale. Poi, arrivato il momento in cui si decide di terminare la dieta, molte persone si lasciano andare e riprendono le stesse abitudini di prima, recuperando in breve tempo ciò che avevano perso, a volte con gli interessi. È l’inizio del cosiddetto “meccanismo yo-yo”, cioè un’alternanza di dimagrimenti e ingrassamenti che affaticano il corpo e ledono i tessuti. La situazione è aggravata dal fatto che ciò che si riprende non è muscolo ma tessuto adiposo che sarà sempre più difficile eliminare.
Un aspetto di cui si parla poco è che nel fenomeno di perdita/ripresa di peso sono coinvolti ormoni che regolano la sensazione di fame e di sazietà. Può succedere che una persona abbia sempre fame e non raggiunga mai il senso di sazietà non per una questione di golosità o mancanza di volontà, ma perché in una condizione di generale intossicazione anche l’equilibro ormonale è alterato.
Ovviamente non sto dicendo che non sia importante perdere peso in caso di obesità e sovrappeso. È chiaro che queste condizioni nuocciono alla salute. Tuttavia, difficilmente si raggiunge lo scopo in maniera armoniosa solo diminuendo le calorie, ancor meno eliminando o riducendo drasticamente grassi e proteine. L’obiettivo principale dovrebbe essere quello di ricercare uno stile alimentare sano da mantenere nel tempo, equilibrato e rispettoso della fisiologia del proprio corpo, anziché associare il mettersi a dieta ad un senso di privazione, rinuncia e punizione.
Infine, l’alimentazione non è l’unico elemento da considerare, ma un tassello in mezzo a tanti altri. Fondamentale è agire su più fronti perché una riforma alimentare ha tanto più successo quanto più fa parte di uno stile di vita che sia globalmente salutare e consideri le autentiche necessità dell’organismo. Continuerò a parlarne in un prossimo articolo.
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