Cibo a base di insetti: si è superato ogni limite

Cibo a base di insetti. Rischi per la salute

Cibo a base di insetti. La Commissione Europea ha autorizzato a partire dal 26 gennaio 2023 l’uso delle larve di Alphitobius diaperinus (verme della farina minore) congelate, in pasta, essiccate e in polvere, e della farina di Acheta domesticus (grillo domestico) in numerosi prodotti di uso comune.

In una precedente delibera, che risale a marzo 2022, era stata consentita l’immissione sul mercato di grilli in polvere, congelati, in pasta ed essiccati.

I primi passi di questa progressiva liberalizzazione, tuttavia, risalgono già a partire dagli ultimi mesi dell’anno 2021, quando per la prima volta vennero commercializzati prima la locusta migratoria e successivamente la larva gialla della farina (larva di Tenebrio molitor, o tenebrione mugnaio).

 

Osservando nel dettaglio una delle ultime decisioni, quella relativa alla farina di grillo domestico, si evince che la si potrà trovare in una vasta gamma di alimenti industriali della grande distribuzione: pane, cracker, grissini, biscotti, barrette di cereali, miscele secche per prodotti da forno, salse, prodotti trasformati a base di patate, legumi, verdure, pasta, zuppe, snack, frutta oleosa, preparazioni a base di carne o sostituti vegetali della carne, birra, eccetera. In un primo momento è probabile che la novità riguarderà soprattutto gli alimenti della grande distribuzione industriale ma non è dato sapere come evolverà la situazione. Quindi, d’ora in poi qualsiasi alimento, soprattutto in vendita nei supermercati, potrà includere questi “ingredienti”.

 

Le ragioni ufficiali per giustificare la scelta di incoraggiare il consumo di insetti sono di tipo salutistico ed ecologico:

 

  • Esistono popolazioni che hanno sempre mangiato insetti, quindi possono rientrare nell’alimentazione adatta all’essere umano senza alcun pericolo per la salute.
  • Si vuole diminuire il consumo di carne e altri prodotti animali al fine di ridurre l’inquinamento ambientale e lo spreco di materie prime.
  • Gli insetti sono una buona fonte proteica.

 

Proviamo ad analizzare più in dettaglio questi tre punti e le perplessità che suscitano.

 

Mangiare insetti è sicuro per la salute dell’uomo?

Premesso che ogni specie vivente ha il proprio cibo di elezione, la domanda che dovremmo porci è se gli insetti rientrano tra gli alimenti fisiologicamente adatti all’uomo oppure no. Oltre a considerare la struttura dei nostri organi digestivi, senz’altro in grado di tollerare una certa quota di prodotti animali, alcuni dei criteri per stabilire se un determinato alimento è adatto alla nostra specie sono l’abilità morfologica (e dunque neurologica) di procacciarlo in natura, la sollecitazione dei nostri organi sensoriali (vista, udito e olfatto) e la relativa reazione del nostro corpo (per esempio l’aumento di salivazione) e l’istinto naturale. Quando un essere umano entra in contatto con un insetto la sua reazione naturale è quella di allontanarlo in quanto provoca una reazione di fastidio e, nei casi più estremi, di paura e ribrezzo.

Alla luce di quanto esposto finora, risulta pretestuosa la decisione di introdurli nel regime alimentare.

 

Il fatto che l’uomo possa tecnicamente mangiare gli insetti non implica che siano fisiologicamente adatti al suo organismo, pertanto se iniziasse a introdurli costantemente nella propria dieta, è possibile che nel medio/lungo periodo ne pagherebbe le conseguenze in termini di salute. Le ragioni sono diverse.

Prima di tutto il nostro microbiota, e più in generale il nostro sistema immunitario, non li ha mai fronteggiati, di conseguenza è alto il rischio che quest’ultimo venga sovrasollecitato e sviluppi reazioni allergiche o di intolleranza.

Le reazioni allergiche agli insetti sono risultate abbastanza frequenti in paesi che abitualmente li consumano, con il rischio di reazioni crociate con altri alimenti. È logico aspettarsi che la percentuale di allergie agli insetti sarà maggiore dove non sono mai stati consumati, cioè nelle popolazioni occidentali. Tra le molecole con più alto potere allergenico negli insetti vi sono per esempio la chitina, la tropomiosina e l’arginina chinasi.

La chitina, della quale più spesso si sente parlare, è un polisaccaride che non può essere digerito dal nostro intestino, solo gli uccelli sono in grado di metabolizzarla. Essa è presente anche nel carapace dei crostacei, quindi se è vero, come alcuni sostengono, che potrebbe non essere il problema principale poiché in qualche modo è già arrivata sulle nostre tavole, è pur vero che aumentarne il consumo potrebbe incrementare il rischio di allergie. Infatti i crostacei sono tra gli alimenti più allergenici ma per ora non rientrano tra quelli di più largo consumo.

 

A dare eventualmente problemi non sarebbero solo le molecole dell’insetto in sé, come quelle citate sopra o altre che il nostro sistema immunitario riconosce come estranee, ma anche ciò che esso accumula. È noto che gli insetti sono portatori di numerosi microrganismi potenzialmente pericolosi per l’uomo. La chitina di cui si parlava sopra, può essere cibo per funghi e parassiti, favorendo la loro proliferazione.

 

Inoltre si deve tener conto che gli insetti sono accumulatori di metalli pesanti e tossine di vario genere che sarà impossibile eliminare completamente. Tra i metalli pesanti ci sono per esempio il cadmio, il mercurio e l’arsenico, difficili da rimuovere, sia nel caso degli insetti interi che di quelli ridotti in farina, essendo presenti nei tessuti (1, 2, 3). Per quanto riguarda le tossine si tratta soprattutto di micotossine rinvenute in insetti conservati e destinati al consumo alimentare (4, 5, 6, 7). Le micotossine sono sostanze tossiche prodotte dai funghi, in particolare dalle muffe. Sono molto resistenti al calore quindi la cottura non le inattiva.

 

Nonostante vengano eseguite (almeno nominalmente) procedure di controllo volte ad eliminare ogni possibile causa di rischio salutare non può essere assicurata la totale eliminazione dei parassiti e/o di altre molecole dannose. Il rischio fondato è costituito dal conseguente passaggio di questi elementi nocivi dagli insetti all’essere umano attraverso l’apparato digerente.

 

Mangiare insetti è una scelta ecologica?

La motivazione alla base di queste autorizzazioni, ovvero che portino un vantaggio dal punto di vista ambientale rispetto al consumo di carne non è confermata dalla realtà dei fatti. Gli insetti destinati al consumo umano utilizzati in farina non sono quelli catturati in natura ma vengono cresciuti in allevamenti intensivi tutt’altro che etici e attenti alle loro condizioni di vita. Però, dato che sono “solo” degli insetti questo non ha su di noi lo stesso impatto emotivo che hanno gli allevamenti intensivi di mucche, maiali, polli, eccetera. Tra l’altro, gli insetti necessitano di alte temperature per vivere quindi tali allevamenti sono anche particolarmente energivori.

 

Se davvero si volesse ridurre l’impatto ambientale degli allevamenti intensivi di animali e delle coltivazioni intensive, si dovrebbe prima di tutto fare una vera campagna di sensibilizzazione per eliminare il consumo di alimenti che ne derivano, incentivando i piccoli produttori consapevoli, i piccoli negozi di fianco a casa, i mercati contadini, l’acquisto direttamente da chi produce abbattendo i costi economici ed ambientali provocati dai numerosi passaggi che oggi ci sono tra i produttori e il consumatore finale. In parallelo sarebbe opportuno tornare a tenere gli animali al pascolo, come si faceva in epoca pre-industriale. In Italia ci sono moltissimi terreni che si presterebbero a questo scopo ma rimangono inutilizzati. In tal modo si consumerebbero meno prodotti animali ma di qualità assai migliore.

 

Insetti come fonte proteica alternativa ad altri prodotti animali

L’altra motivazione alla quale si fa ricorso per giustificare la modifica delle nostre abitudini alimentari afferma che gli insetti rappresenterebbero una buona fonte proteica alternativa alla carne, al pesce, alle uova e ai formaggi.

 

Se fosse questa la preoccupazione, sarebbe più conveniente sotto tutti i punti di vista portare avanti un piano di investimento volto a favorire una buona educazione alimentare, fornendo alle persone le basi di un’alimentazione sana, insegnando loro come equilibrare i vari nutrienti, qual è il reale fabbisogno proteico giornaliero, quali sono tutte le fonti proteiche sostenibili alle quali già possiamo attingere, non solo animali ma anche vegetali, tutto ciò senza introdurre elementi estranei che portano con sé tutta una serie non trascurabile di incognite.

 

In base alle perplessità finora esposte è ragionevole chiedersi se alla base di determinate scelte, possano nascondersi “altre” logiche rispetto a quelle “ufficiali”, le cui implicazioni meriterebbero una trattazione più approfondita.

 

Conclusione

Le critiche più fondate a questo approccio adottato e promosso dalla Comunità Europea sono volte a mettere in rilievo la tendenza, già dimostrata in precedenti occasioni, a sfavorire le tradizioni culinarie dei singoli stati membri per appiattirle su modelli commerciali che non appartengono loro per cultura e tradizione.

 

Chi spinge affinché ciò avvenga si giustifica sostenendo che alcune popolazioni orientali e africane li consumano da tempo. Questa osservazione però non tiene conto, appunto, del fattore “tempo”.
Possiamo presumere che tali popolazioni siano state in grado nel corso delle generazioni di abituare il proprio organismo all’assunzione di proteine in questa forma. Introdurle “a freddo” in popolazioni che viceversa non abbiano sviluppato gli stessi meccanismi digestivi costituirebbe sicuramente un trauma con effetti sulla salute a medio e lungo termine.
Inoltre, il fatto che una usanza sia in voga altrove, non costituisce di per sé una prova di affidabilità. Basti pensare ad esempio che alcune tribù praticano ancora oggi il cannibalismo.

 

Tali stravolgimenti potrebbero in effetti venire abbracciati se comportassero davvero il prospettato benessere ecologico e nutrizionale, mentre allo stato attuale questa appare una scommessa simile ad un salto nel vuoto.

 

Osservando invece la situazione in essere da un punto di vista spirituale, risulta evidente il progetto di sovversione dell’ordine naturale nel quale l’uomo si colloca, assimilandolo (e, per la proprietà transitiva, facendogli assimilare) a quanto di brutto e repellente esiste in natura, se è vero, come affermava nell’800 il filosofo tedesco Ludwig Feuerbach, che “noi siamo quello che mangiamo”.

 

Anziché avvalorare il cibo buono e sano della nostra tradizione, le ricette tramandate da secoli di generazione in generazione, che oltre ad essere una ricchezza culinaria sono anche un patrimonio culturale da conservare e tutelare per chi verrà dopo di noi, vengono supportate azioni volte ad annientare la tradizione, già fortemente indebolita da decenni di cibo industriale prodotto dalle multinazionali. Adesso verrà inferto il colpo di grazia, togliendo definitivamente anche uno dei pochi piaceri che ci restano, la buona cucina, buona per il corpo, per la mente, per lo spirito. Avere cura di noi stessi passa anche e prima di tutto dalla qualità del cibo che introduciamo perché da quello traiamo i mattoncini per formare nuove molecole, riparare, fare funzionare il metabolismo, avere lucidità mentale.

 

Se fino a qualche tempo fa l’idea di mangiare insetti sarebbe stata impensabile per la maggior parte della gente, oggi, purtroppo, non è più così, grazie soprattutto alla sottile azione dei mezzi di comunicazione di massa, appartenenti a multimiliardari che, è lecito supporre, non si ciberanno mai di questi prodotti.

 

Il sentimento diffuso nella popolazione in merito alla questione rivela come non sempre esista una sensibilità in merito. Molti dichiarano un sostanziale disinteresse agli aspetti finora messi in rilievo, preoccupandosi al limite, di questioni legate al sapore o all’aspetto dei cibi. Come dire “occhio non vede, cuore non duole”. Non sempre però, nascondere la testa nella sabbia come fanno gli struzzi si rivela una saggia decisione.

 

Come evitare i prodotti a base di insetti?

Ecco alcuni consigli da seguire per chi vuole evitare il consumo accidentale di alimenti contenenti insetti:

 

  • È quanto mai necessario leggere con estrema attenzione tutte le etichette, eventualmente prendendo in considerazione la possibilità di munirsi di una lente di ingrandimento, considerando la ingiustificata tendenza a rimpicciolire progressivamente con l’andare del tempo i caratteri utilizzati nelle etichette.
  • Più generalmente, evitare per quanto possibile i prodotti trasformati, inscatolati, imbustati, insomma tutto il cibo pronto industriale.
  • Scegliere prodotti che contengano non più di 4-5 ingredienti.
  • Evitare di acquistare un prodotto se tra gli ingredienti ci sono sigle sconosciute.
  • Evitare di acquistare un prodotto se contiene uno o più ingredienti che non conosciamo o meglio ancora che “nostra nonna non avrebbe riconosciuto”, come scrisse Michael Pollan nel suo libro “In difesa del cibo”.
  • Acquistare di preferenza dai piccoli produttori locali, ai mercati contadini e tramite gruppi di acquisto.
  • Acquistare i prodotti primari e dedicare un po’ di tempo ogni settimana all’autoproduzione.
  • Chi può, chi ha un pezzo di terra, un giardino o anche solo un balcone, ricominci a coltivare verdura, frutta, partendo dalle colture più semplici e meno impegnative. Se ci sta, tenga anche qualche gallina.

 

Articolo di Simona Grossi e Roberto Nicoletti.

2 Commenti
  • Sergio

    15 Luglio 2023 at 0:04 Rispondi

    Come giustamente Lei osserva non ci sono ragioni, di nessun tipo, che possano giustificare le scelte adottate in ambito europeo. C’è seriamente da preoccuparsi perché questa “innovazione” che per ora è stata introdotta a livello legislativo sembra preparare il terreno in vista di una forzatura (si agita sullo sfondo della UE anche lo spettro di una crisi alimentare) mentre nel frattempo si comincia a promuovere l’uso degli insetti presso le fasce d’età più giovani e quindi più facilmente influenzabili.

    • Simona Grossi

      15 Luglio 2023 at 10:30 Rispondi

      Grazie Sergio per le sue interessanti riflessioni, mi fa piacere che ci troviamo sulla stessa linea di pensiero. Ha ragione, ci troviamo di fronte ad un fenomeno molto preoccupante e per ora assai sottovalutato. La presenza di insetti nel cibo è ancora limitata ma come giustamente osserva è destinata ad aumentare nel prossimo futuro e riguardare la maggior parte degli alimenti di uso comune. Si inizia a piccole dosi, convincendo prima i giovani, per fare gradualmente accettare alla maggior parte della popolazione un’innovazione che istintivamente dovrebbe generare disgusto e rifiuto. Senza un’adeguata reazione da parte nostra perderemo un’altra delle ultime libertà che ci restano, la possibilità di scegliere il cibo che portiamo in tavola.

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