La morte non è il contrario della vita, ne è parte
Circa un anno e mezzo fa, nel giorno del venerdì di Pasqua, ricevetti un bellissimo messaggio da parte di una persona che ancora non conoscevo, Giorgio. Mi faceva i complimenti per il libro Biologia quantica: viaggio ai confini della guarigione, dicendomi che lo aveva trovato in perfetta sintonia con il suo percorso di evoluzione e di crescita.
Giorgio era un dirigente scolastico e oltre a questo si occupava di formazione di genitori ed insegnanti. Avrebbe voluto conoscermi meglio per iniziare, eventualmente, un progetto insieme dedicato a creare momenti di informazione sul tema del benessere, della consapevolezza e della crescita personale. Fin da subito avvertii una grande sincerità e profondità nelle sue parole. Pur non avendolo mai incontrato avevo anche la strana sensazione di conoscerlo già. Si era instaurata quella sintonia che non ha bisogno di presenza fisica, va oltre.
Ci incontrammo per la prima volta qualche settimana dopo, quando feci la presentazione del mio libro in un paese vicino. Al termine dell’incontro Giorgio pose numerose domande interessanti. Era un tipo curioso, acuto, dotato di una profonda intelligenza della mente ma anche di quella, altrettanto preziosa, del cuore. Le sue riflessioni mi colpirono non solo per il contenuto, ma perché erano caratterizzate da una positività e un’apertura che raramente mi era capitato di incontrare. Non quella positività superficiale del “va tutto bene, la vita è bella, tutto è bello, tutto è amore”, piuttosto un’autentica fiducia nella vita e nel percorso di crescita ed evoluzione che ogni essere umano è venuto a compiere incarnandosi in questo piano dell’esistenza.
Avremmo dovuto rivederci poco tempo dopo per approfondire quei temi di comune interesse e discutere la nostra futura collaborazione, ma quell’incontro non ebbe mai luogo. Poche settimane più tardi, un giorno di fine settembre, Giorgio lasciò il corpo terreno in un terribile incidente, mentre rientrava a casa a bordo della sua motocicletta. Quando lo appresi da un giornale locale mi sentii mancare il fiato e quasi svenire dal dolore.
Com’era possibile che quell’anima così piena di vita e di risorse, che ancora aveva così tanto da fare, da offrire, che amava la vita più di chiunque altro io avessi incontrato fino a quel momento (almeno questa era stata la mia percezione), fosse partita in quel modo, all’improvviso, lasciando tutto in sospeso? E perché, mi chiesi, Giorgio era entrato nella mia vita così, dal nulla, aveva creato qualcosa di bello in pochissimi istanti e ne era uscito con altrettanta rapidità? Non lo so. Ci sono aspetti della vita che vanno ben oltre la nostra umana comprensione e sfuggono al nostro controllo. Il piano dell’anima non è lineare, non è quello della logica razionale, opera su altri livelli. Per questo, credo, è inutile chiedersi perché certe cose accadono. Piuttosto, vale la pena domandarsi cosa ci hanno lasciato, quale significato hanno avuto per noi, che messaggio ci hanno portato, in che modo le possiamo integrare per trasformare in meglio il nostro cammino.
Certo è che ci sono persone che, pur sfiorando soltanto la nostra vita come un soffio leggero, la cambiano per sempre. Forse è perché non ricordiamo che il percorso che ci lega è antico, iniziato probabilmente molto tempo prima e ad un livello che va ben oltre la razionalità, la logica, il piano materiale che ci è familiare, ci si riconosce e si riprende il viaggio, come se non si fosse mai interrotto.
Grazie Giorgio per avere incrociato la mia strada per un attimo e averla resa un po’ migliore per sempre. Durante il nostro ultimo scambio di riflessioni hai avuto giusto il tempo di dirmi che non bisogna avere timore della morte, si deve accettare la sua presenza per vivere appieno la vita. Forse era questo il segreto della tua profonda saggezza e fiducia nell’avvenire, nonostante tutto.
A te dedico queste parole del mio libro che avevi particolarmente apprezzato, certa che ci ritroveremo e allora avremo tante altre cose da dirci ed esperienze da condividere.
“Si può addirittura arrivare ad abbracciare l’idea della morte come parte della dimensione universale dell’esistenza, in perfetto accordo con il motivo per cui ci si è incarnati, liberandosi da sentimenti di paura e rassegnazione. Anche quest’ultimo esempio è una guarigione, forse la più difficile, la più inconcepibile da un punto di vista puramente razionale. Eppure accade, è una presa di coscienza da cui può nascere una profonda e inattesa sensazione di pace e di benessere.”
Dal libro Biologia quantica: viaggio ai confini della guarigione, Anima Edizioni.
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